Sintesi dei gruppi sulla seconda scheda proposta all’assemblea diocesana di ottobre 2023

gruppo di fedeli in riunione

SCHEDA 2 LA SINODALITÀ E LA CORRESPONSABILITÀ

CORRESPONSABILITÀ DI TUTTA LA COMUNITÀ

  • Come possiamo rendere gli organismi di partecipazione ecclesiale (consiglio pastorale diocesano, consiglio pastorale parrocchiale, uffici pastorale, organismi di curia, consigli per gli affari economici) sempre di più uno spazio di autentico discernimento ecclesiale nella dinamica della sinodalità?
  • Come ripensare il ruolo dei laici, e in particolare delle donne in rapporto al senso della ministerialità e all’esercizio dell’autorità nella Chiesa?

GRUPPO 2


– Occorre per questo conoscere la realtà di ogni parrocchia, soprattutto conoscerci dal punto di vista umano, perché la conoscenza porta alla vera comunione.
– Si propone di rivedere la funzione degli organi pastorali affinché non siano solo di natura puramente consultiva , dove la decisione finale venga rimandata solo al Parroco o al Vescovo, ma che si riveda la corresponsabilità decisionale.
– Infine che , sempre gli organi pastorali, non siano solo comitati organizzativi di feste patronali, ma che abbiano capacità di vera cura pastorale.
– Occorre ripensare il ruolo dei laici, mettendo in risalto la loro dignità, indipendentemente dal servizio che svolgono e senza distinzione tra uomo e donna, perché ognuno di loro, in forza del Battesimo, è membra viva della comunità.
– Il servizio svolto dal laico deve essere ” ad tempus ” per non diventare un possedimento, un diritto acquisito ; al contrario ci deve essere un rinnovamento che porta sempre ad un arricchimento.

– In relazione al problema della crisi vocazionale ( pochi sacerdoti molto spesso anziani), oltre che portare avanti una promozione vocazionale per i giovani e lavorare tanto con loro e per loro, si propone di valorizzare , contemporaneamente, il Ministero dei Diaconi permanenti, per quanto riguarda l’organizzazione e la responsabilità della parrocchia, fermo restando la presenza fondamentale del Sacerdote per la Consacrazione

GRUPPO 5

Il gruppo, fortemente interessato al tema proposto, ha ritenuto necessario, per arrivare efficacemente ad una partecipazione alla vita ecclesiale di STILE SINODALE, sviluppare tali aspetti:

  • DUE DIMENSIONI DELLA CORRESPONSABILITA’: quella VERTICALE (io e Dio), quella ORIZZONTALE (io e i fratelli);
  • UMILTA’: come stile trasversale che la/ci deve attraversare;
  • CIRCOLARITA’: si può arrivare alla CORRESPONSABILITA’ Solo attraverso una CONOSCENZA più allargata degli organismi di partecipazione ecclesiale…a sua volta, però, si arriva a tale conoscenza solo attraverso una COMUNICAZIONE EFFICACE all’interno delle parrocchie/territorio.

PROPOSTA OPERATIVA

Proporre a breve scadenza un incontro aperto a tutti, a vari livelli comunitari, dove confrontarsi esclusivamente sul tema della CORRESPONSABILITA’, al fine di farne scaturire una o più proposte fattive condivise quantomeno sul territorio cittadino.

RUOLO DEI LAICI, IN PARTICOLARE DELLE DONNE

Su questo tema il gruppo sottolinea la evidenza oggettiva del coinvolgimento delle donne nella vita delle parrocchie, auspicandosi una precoce UFFICIALIZZAZIONE DELLA MINISTERIALITA’ AL FEMMINILE

GRUPPO 9 (avrebbe dovuto lavorare sulla scheda 3)

La facilitatrice del gruppo introducendo la condivisione sul cammino sinodale diocesano, ha ricordato che i due anni trascorsi sono stati dedicati all’ascolto sinodale attraverso i tre momenti del metodo della conversazione spirituale (prendere la parola; uscire da sé; costruire insieme) ed ha presentato il tema della condivisione riportato dalla scheda nº 2 dal titolo: “La sinodalità e la corresponsabilità”.

La scheda chiedeva di esaminare la corresponsabilità di tutta la comunità evidenziando quattro priorità: 1) favorire una prassi per pensare ed agire insieme; 2) valorizzare i carismi di tutti ed accogliere le persone con spirito fraterno; 3) avere il coraggio di rompere gli schemi personali e comunitari per cambiare visuale e costruire insieme; 4) avere fiducia negli altri e nelle loro capacità per crescere nella stima e valorizzarli.

La condivisione ha avuto inizio ricordando le parole con le quali il Cardinale S. Em. Matteo Zuppi ha edificato venerdì 20 ottobre l’assemblea presente presso la Cattedrale S. Clemente I, PM in Velletri.

In primo luogo, è stata ricordata l’immagine della Chiesa come “mia casa” ma nello stesso tempo “nostra casa” dove tutti siamo “comproprietari”.

Si è palesata l’urgenza di recuperare il ruolo educativo dei genitori e di un approccio pastorale che coinvolga l’intera famiglia, genitori e figli.

È stata anche richiesta “l’intelligenza dell’amore” al fine d’aprirsi a nuove iniziative che possano creare comunità come, ad esempio, il progetto Oratorio che sta per prendere il via nella parrocchia di San Giovanni Battista a Velletri.

La parrocchia di San Paolo Ap. a Velletri sta avviando un gruppo di “comunione” che vede la presenza di ragazzi e genitori.

È stato affermato (ed il gruppo ha vissuto ciò come dono di una testimonianza) che la Chiesa deve essere il luogo in cui si cammina insieme e nel quale non si lascia indietro nessuno.

Sono state evidenziate alcune caratteristiche che la Chiesa deve avere: 1) casa; 2) importanza della comunità; 3) accoglienza: occorre camminare insieme e occorre impegnarsi per accogliere il dono di ogni fratello e di ogni sorella.

È stata sottolineata la necessità di spogliarsi della mentalità individualista ed autoreferenziale per edificare la comunione e la comunità.

La Chiesa deve aprirsi ed essere missionaria uscendo fuori dalle sue mura e quindi essere Chiesa in uscita ma sempre edificata sulla Eucarestia domenicale.

Si avverte la necessità di maggior ascolto reciproco e di formare laici che sappiano educare i giovani ad un uso corretto dei social.

La Chiesa deve arrivare alle periferie umane come, ad esempio, il carcere dove c’è bisogno di portare l’amore di Dio.

In merito agli organismi di partecipazione è avvertita la necessità di un loro allargamento per farne un luogo di discernimento allargato a più persone con particolare riferimento a coloro che possono apportare nuove competenze e professionalità talora mancanti.

Si è anche pensato alla possibilità di organismi di partecipazione interparrocchiali-zonali capaci di sviluppare risposte diocesane a bisogni particolari.

Gli organismi di partecipazione dovrebbero essere anche promotori di una maggiore valorizzazione del sacerdozio battesimale di ogni battezzato promuovendo la valorizzazione e l’esercizio dei carismi di ogni credente. Si ritiene che, a causa della diminuzione delle vocazioni sacerdotali e dei sempre più ampi ambiti nei quali occorre portare la Parola di Dio, occorra sempre più una sapienziale capacità di sguardo e un sentire che sappia riconoscere il dono di ognuno per il bene comune. Non più quindi un discernimento solo funzionale, finalizzato a “qui” ed “ora” ma una comprensione che tenga conto della vocazione personale e decida sulla base di una visione di Chiesa “casa di tutti”.

Si è sottolineato il dono prezioso della donna per la Chiesa: il suo cuore, la sua capacità d’accompagnamento e l’essere costitutivamente madre rende la sua presenza preziosa per riscoprire e vivere la dimensione di grembo e di accoglienza della Chiesa.

Si evidenzia molto forte ed in modo unanime la necessità di passare dal progetto al processo per una nuova Chiesa.

GRUPPO 11

Considerazioni condivise:

  1. È più che mai essenziale fare comunità, cercando strade possibili per lavorare insieme ad un obiettivo condiviso. Questo sia all’interno di una stessa comunità parrocchiale, dove è auspicabile che le varie realtà di gruppi e associazioni vivano momenti comuni di conoscenza reciproca, sia tra realtà parrocchiali territorialmente vicine, nell’ottica della corresponsabilità, sentendosi di fatto   ‘discepoli mandati’ in virtù del battesimo ricevuto.
  2. Viene evidenziato come sia necessario all’interno delle varie realtà comunitarie progettare insieme, non necessariamente per produrre e organizzare, in un’ottica ‘aziendale’, quanto per camminare insieme con lo Spirito Santo e crescere riconoscendo le peculiarità e le ricchezze che ognuno mette in campo.
  3. Emerge l’esigenza all’interno delle comunità (parrocchie, associazioni, gruppi) di avere, accanto alla formazione specifica legata all’obiettivo di ogni realtà, anche una formazione umana minima che si basi sull’ascolto, il dialogo, il contatto umano, l’accoglienza, il rispetto reciproco. Questo dispone all’aiuto vicendevole, come risposta evangelica, e rafforza il ‘carisma’ del farsi prossimo e stabilire relazioni: andare incontro, uscendo da sé, al fratello o alla sorella nel momento del bisogno e offrire aiuto.
  • Si sottolinea la validità del metodo, usato negli incontri sinodali, della conversazione spirituale, che si basa sull’attento e rispettoso ascolto reciproco. Nel clima che si crea si sviluppa la capacità critica e cresce la stima vicendevole, basi su cui si fonda il lavoro ad un comune obiettivo.
  • “Rompere gli schemi” è l’espressione maggiormente ripresa e condivisa durante l’incontro: allargare il cerchio talvolta ristretto alle proprie realtà, per introdurre aria nuova e nuovi stimoli; andare oltre, anche alla ricerca di nuove sfide (ad es. giovani) da affrontare con nuove modalità, che possono sfociare in nuove ministerialità; riconoscere e valorizzare maggiormente il ruolo della donna.

Proposte:

  • Rendere ordinario come prassi ecclesiale il metodo della conversazione spirituale;
  • Fare in modo che la zona pastorale individuata (nel nostro specifico Velletri, Lariano, Landi) diventi operativa, con incontri periodici dei Consigli Pastorali Parrocchiali, aventi l’obiettivo di programmare e organizzare sicuramente, ma soprattutto di crescere nella conoscenza e nella stima reciproca.

GRUPPO 14

 Punti emersi:

1) La pari dignità battesimale di ogni cristiano e la figura dei parroci come punto di riferimento. Ogni battezzato, al di là delle specifiche “qualifiche”, è chiamato alla missione, a creare occasioni di incontro e di aiuto al prossimo, specie per quel che concerne la vita di fede, nell’ottica della responsabilità verso l’altro-da-me. Ogni membro del corpo mistico di Cristo ha pari importanza.

2) La modalità con cui il cristiano vive la comunità, specie comparando la stessa con quella di cristiani appartenenti ad altre popolazioni, è una modalità troppo spesso povera di umiltà, di gioia, di accoglienza, di autentica apertura all’altro, o anche solo di socialità e di conoscenza reciproca. La partecipazione domenicale alla celebrazione eucaristica rasenta a tratti la partecipazione a un evento teatrale. Si fruisce della messa in modo quasi privato; la comunione sembra darsi solo sul piano nominale. Ci si sente invece oggi chiamati alla sinodalità come a uno stile quotidiano; occorre tornare convintamente a essere testimonianza credibile, tangibile e coinvolgente, poiché «da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri» (Gv 13, 35).

3) A fronte del costante e oberante impegno quotidiano dei pochi sacerdoti (la cui ridotta presenza ha non poca rilevanza nella vita dei fedeli), i laici, pur guidati da buone intenzioni, adottano spesso atteggiamenti per certi versi antitetici, ma comunque negativi: una chiusura presuntuosa e individualistica, da un lato; un trascinarsi rassegnato e deresponsabilizzato, dall’altro. Lo spazio dato ai laici, inoltre, è forse ancora troppo esiguo e carente di uno spirito di sussidiarietà. Le comunità sembrano, in tutti i casi, lontane dall’essere una casa e una famiglia. Gesù stesso ha voluto che nessuno camminasse in solitaria per conto proprio e «inviò a due a due» (Lc 10, 1) i propri discepoli. Ci si sente chiamati a imparare a camminare insieme in modo nuovo e concreto.

4) Le famiglie e i giovani, siano essi fedeli o “lontani” dalla Chiesa, sono ancora troppo spesso lasciati soli o ai margini, in balia dei loro problemi. Pregare per costoro è fondamentale, ma si avverte la necessità di pensare a un aiuto da dare in termini fattuali e operativi. Proposte:

1) Promuovere la crescita armoniosa e unitaria dell’intera comunità, nonché l’attivazione di una coscienza realmente ecclesiale, magari aiutati da momenti di incontro come l’assemblea appena vissuta insieme, o anche momenti di formazione-riflessione sul tema della sinodalità (nella persuasione generale che la stessa sia legata a doppio filo con la missione stessa della Chiesa che è l’evangelizzazione), mirando a essere costantemente centrati sulla Parola.

2) Un migliore riconoscimento e coinvolgimento dei carismi e, in uno spirito di umiltà, di comunione e di apertura, la temporaneità e la mobilità dei diversi ruoli ecclesiali. Si potrebbe provare a ripensare i ruoli/ministeri esistenti, o pensare a nuovi ruoli ecclesiali di cui essere investiti “a tempo determinato”: figure di animazione e di raccordo che abbiano come obiettivo la creazione di reti relazionali che aiutino i vari gruppi, commissioni e organismi a essere, insieme, più vitali, più vivibili e più vitalizzanti, la cui corresponsabilità-comunione si sviluppi sia in verticale che in orizzontale.

3) Si avverte il bisogno di una missionarietà e di una pastorale che mettano maggiormente al centro e in gioco i laici (in particolare la famiglia) in modo responsabilizzante.