Sintesi dei gruppi sulla prima scheda proposta all’assemblea diocesana di ottobre 2023

Gruppo di fedeli

SCHEDA 1 LA MISSIONE SECONDO LO STILE DI PROSSIMITA’

CURA E QUALITÀ DELLE RELAZIONI

  • Come attivare modalità di incontro, crescita e confronto nelle nostre comunità e tra comunità parrocchiali e diverse realtà ecclesiali, affinché, le nostre relazioni siano più autentiche e radicate nella carità?
  • Come allargare lo sguardo per accorgerci di quelle emergenze del territorio in cui viviamo e nel quale siamo chiamati a portare la nostra testimonianza e il nostro contributo?

GRUPPO 1

1. Aspetti ritornati maggiormente nelle condivisioni circa le relazioni ad intra (in riferimento alla domanda 1)

Nelle condivisioni da più persone sono state ribadite le difficoltà di relazioni che si vivono nelle comunità, di carenza di dialogo e di testimonianza del Vangelo, di competizione e di mancanza di comunione, sia nelle parrocchie che si trovano in ambito cittadino, che presentano situazioni di complessità e insieme di dispersione, sia in quelle di centri più piccoli, che rischiano di chiudersi in sé stesse.

Anche le comunicazioni tra parrocchie limitrofe spesso sono scarse o problematiche: molte volte per sensibilità diverse e sovraccarico di impegni nel ministero dei parroci, tanto che buone intuizioni o proposte fattibili finiscono per naufragare. Ci si stupisce nel prendere consapevolezza di non conoscere la reale situazione di disagio di alcune comunità, al di là delle apparenze…

Tuttavia, sono state riportate esperienze positive di riscoperta dell’essere comunità, formate da laici e sacerdoti, e della bellezza del conoscersi, arricchendosi nell’ascolto dell’altro.

Ha trovato risonanza in più persone l’invito a quell’atteggiamento che dispone ad “ascoltare con rispetto la realtà dell’altro, il cui valore è ben più grande dell’idea professata”, secondo l’espressione riportata nella scheda.

Altri atteggiamenti sollecitati sono quelli dell’umiltà, nel senso anche di saper far un passo indietro nei ruoli che si rivestono non agendo da proprietari di un ministero o di un servizio pastorale; della valorizzazione e promozione dei carismi degli altri, del voler bene a tutti, e del farsi mediatori nelle relazioni.

Una strategia individuata potrebbe essere quella di “dare tempo” all’incontro di conoscenza dell’altro e non solo per organizzare o risolvere problemi; di sforzarci di superare l’inclinazione alla competizione attraverso la narrazione dei carismi e dei servizi; all’accoglienza della testimonianza di fede dell’altro; alla condivisione per declinare e umanizzare la pastorale; al valore del pregare insieme per ravvivare il nostro essere discepoli e testimoni di Gesù Risorto.

Si è auspicato anche un sano discernimento su ciò che è essenziale e ciò che si può abbandonare nella pastorale delle singole comunità o condividere con altre, per un più proficuo impegno di energie.

2. Aspetti ritornati maggiormente nelle condivisioni circa le relazioni ad extra (in riferimento alla domanda 2)

Nell’allargare lo sguardo con una prospettiva più missionaria, tra le emergenze riconosciute riportiamo l’attenzione alle famiglie e ai giovani; si propone di individuare nuovi spazi e modalità di accoglienza sia all’interno delle parrocchie, che nella sinergia con le realtà sociali presenti sul territorio (scuola, servizi sociali, ecc.)

Inoltre, hanno avuto una importante risonanza le situazioni di dolore, sofferenza, solitudine; in particolare in riferimento a quest’ultimo tema si sente la necessità di far crescere la sensibilità nelle comunità anche in vista di nuove ministerialità.

GRUPPO 4

Con lo stile del DIALOGO e DELL’ASCOLTO (individuato grazie alle sorelle più giovani presenti nel nostro gruppo che ci hanno raccontato come siano rimaste colpite da docenti ed educatori che si ponevano di fronte a loro con questi atteggiamenti):

1. CREARE momenti di accoglienza a partire da quelli che già facciamo ma con lo stile della convivenza fraterna: COSTRUIRE CASA (Zuppi).

2. Andare sul territorio per conoscerci come parrocchie e realtà ecclesiali per costruire casa come chiesa a livello territoriale una comunione, arricchirci ed affrontare insieme i bisogni prioritari individuati nella presenza tra i giovani, tra gli anziani (una larga

maggioranza dei paesi più piccoli) e conoscere un pensiero sui temi cruciali che non sia personale ma condiviso, il nostro pensiero come Chiesa. Il servizio a giovani e anziani nello stile della prossimità perciò non solamente accogliendo ma andando nei

luoghi vissuti questo soprattutto per chi non ha possibilità di spostarsi.

3. Andare sul territorio per essere presenti in esso e fare rete con associazioni ed istituzioni.

GRUPPO 6 (avrebbe dovuto lavorare sulla scheda 3)

Dal lavoro svolto dal gruppo 6, del quale facevano parte membri delle unità parrocchiali di Artena /Valmontone, nella modalità dell’ascolto spirituale sono emersi diversi spunti sui quali i partecipanti si sono confrontati. 

Le parole che hanno avuto maggiore risonanza sono state ACCOGLIENZA-RELAZIONE-INCONTRO. 

Nelle nostre comunità si sente il bisogno di accogliere ed essere accolti, può rappresentare una ricchezza, ci permette di essere attrattivi. in modo particolare verso coloro che non vivono la vita di comunità. 

Essere accogliente ci permette di entrare in relazione con l’altro. Una relazione che richiede impegno da parte nostra, perché relazione vuol dire fare spazio a chi mi sta di fronte. Per fare spazio è necessario svuotarsi per far si che l’altro possa trovare spazio. In questo modo potremmo vivere relazioni vere e sane. 

Accoglienza e relazione ci permettono di vivere l’incontro con l’altro che allora diventa ricchezza, rende bello il nostro stare insieme. Il bisogno di vivere tutto questo è stato definito come “sofferenza positiva”, nel senso che non bisogna stare ripiegati su sé stessi, ma avere la capacità di agire e reagire per mettere in atto quelle dinamiche che ci fanno uscire fuori da questo stato di bisogno. 

Le proposte che sono scaturite da questo incontro sono state: 

-mantenere la conversazione spirituale come modalità dei nostri incontri, perché ci educa all’ascolto e all’accoglienza dell’altro. 

-Favorire incontri tra parrocchie, a livello cittadino, diocesano. 

-Fare programmazioni cittadine così da uscire dai nostri ambiti. 

GRUPPO 7

L’immagine che è emersa è la CASA: una comunità che sia casa per tutti, nessuno escluso, senza giudizio e senza differenze; dove ognuno possa sentirsi accolto e ascoltato così com’è, come in una famiglia; lo stile di ascolto e di accoglienza apre alla disponibilità al servizio; una comunità che sia presente e vicina alle famiglie, ai giovani in modo particolare.

Le proposte emerse:

  • creare un’unità pastorale tra le tre parrocchie;
  • riunire i consigli pastorali parrocchiali perché non siano solo organizzativi ma innanzitutto una possibilità per conoscersi, confrontarsi, crescere insieme, per costruire e vivere relazioni veramente autentiche;
  • migliorare la comunicazione tra i parroci;
  • lavorare insieme come gruppi (es. Caritas, catechisti, movimenti, associazioni…);
  • condividere tra le parrocchie beni, risorse, idee, spazi, unendo le forze;
  • metterci in discussione prima di tutto noi stessi, sul nostro stile di ascolto e di accoglienza verso l’altro;
  • riconoscere che non bastiamo a noi stessi ma che abbiamo bisogno degli altri; saper chiedere aiuto e accoglierlo: questo è un passo importante che ci fa scendere dal “piedistallo”, dal sentirci autosufficienti;
  • la necessità di uscire dalle proprie comunità per mettersi in ascolto e riconoscere i bisogni del territorio, a livello sociale (es. l’immigrazione: proporre incontri culturali a tema);
  • fare “rete” con le istituzioni locali (es. scuola).

L’introspezione può aiutarci a superare l’individualismo e a soffermarci su quella che è la Casa di Dio.

Le soluzioni concrete che sono qui a proporre sono le seguenti:

– avere più attenzione e sensibilità sulle attività e realtà che coinvolgono i giovani e giovanissimi;

– Accettare l’aiuto e consecutivamente contribuire affinché ognuno tiri fuori il meglio di sé;

– Più momenti di confronto e condivisione, anche tra parrocchie dello stesso paese.

GRUPPO 13

Sulla prima domanda, i partecipanti al gruppo hanno focalizzato che la CONDIVISIONE INTERPARROCCHIALE delle varie attività svolte nelle comunità di appartenenza, sia il fulcro con cui realizzare incontri di comunità allargati. Tale proposta aiuta a crescere nelle carità autentica e reciproca.

Sulla seconda domanda, si ribadisce che tali incontri aprono a visuali più ampie e forniscono informazioni preziose sulle emergenze territoriali di appartenenza. Tale metodologia permette di intercettare le criticità del territorio, sviluppando la testimonianza attiva della chiesa (sia presente sul territorio sia supportata da altre comunità cittadine (es. attività a favore di anziani e bambini, sostegno ai bisogni dei diversamente abili, coinvolgimento delle famiglie delle parrocchie nella cura dei rapporti umani verso coloro che vivono tali problematiche). Parola focalizzante: USCIRE DALLA PROPIA REALTA’ CAMPANILISTICA PER ESSERE SEGNO DELLA MISSIONE DI CRISTO.