Parrocchia Maria Ss.ma Immacolata in Colleferro. Sintesi secondo anno di ascolto

Facciata parrocchia Maria Ss.ma Immacolata in Colleferro

Un forte fermento rispetto al mondo giovanile. Ognuno ha proposte e progetti che sta costruendo ma è emersa la necessità di far crescere la collaborazione facendo rete tra enti e associazioni per far sì che i giovani siano inseriti in progetti coordinati tra i soggetti promotori e non percepiscano ulteriore caos rispetto a quello generato da una società che sta vivendo un cambiamento epocale. Istituire canali comunicativi tra le agenzie educative (scuole, associazioni, parrocchie ed ente comunale) per far crescere il lavoro di rete. La necessità di un coinvolgimento maggiore dei genitori tramite una formazione alla genitorialità ma anche rendendoli attori, attraverso le loro risorse ed esperienze, nei progetti proposti. Promuovere una riflessione sul senso educativo sottostante alle azioni proposte affinché ci sia una visione condivisa, fondamentale per un buon lavoro di rete. Mettere in campo risorse per formare operatori che sappiano accompagnare i giovani nella loro formazione e crescita umana e didattica. Rispetto alle tematiche sviluppate e alle proposte, l’Oratorio Diffuso si propone di lavorare per aumentare le collaborazioni con scuole e associazioni e ad un progetto di formazione sulla genitorialità.

    Alla luce della mia esperienza con gli adolescenti e i giovani individuo uno/due problematiche che reputo “emergenze educative” e uno/due punti di forza su cui lavorare.

    Rispetto ai due punti della domanda (quali problematiche e quali punti di forza) dagli interventi è emerso che:

    1. Aspetti problematici riscontrati nei giovani:
      • Isolamento;
      • Difficoltà nell’esprimere adeguatamente il loro malessere interno. A volte questa incapacità di esprimere le loro emozioni porta i giovani ad un eccesso di rabbia, ansia ed angoscia che rischiano di non rimanere un malessere interno ma di essere espressi con episodi di violenza sia verbale che fisica:
      • Carenza di manualità;
      • Scarsa capacità di ascolto.
    2. Aspetti positivi e punti di forza:
      • Hanno voglia di fare e di mettersi in gioco;
      • Bisogno di essere ascoltati;
      • Hanno desiderio di stare insieme e di fare gruppo;
      • Bisogno di spazi di incontro;
      • Esperienze di servizio e di dono di sé molto fruttuose per la loro responsabilizzazione.

    Altri aspetti emersi: assenza di adulti capaci di ASCOLTARE e orientare. I genitori e gli educatori vanno aiutati e formati per mettersi a servizio dei ragazzi in modo fruttuoso. Il mondo giovanile è complesso ed è necessario imparare ad abitare questa complessità. Sono stati creati tanti spazi di aggregazione e se ne stanno costruendo altri. Vanno sfruttati meglio perché sono una risorsa importante per dare la possibilità ai ragazzi di diventare propositivi e capaci di dare proposte. Necessità di educare i ragazzi e renderli capaci fare cose positive. Fondi PNRR: dovrebbero essere utilizzati dentro un quadro programmatico comune partendo dalle necessità reali di tutta la popolazione giovanile e non solo.


    Oltre ai gruppi di ascolto svolti a livello parrocchiale , il coro e la Caritas parrocchiale hanno condiviso anche un loro momento di confronto.

    1° spunto di riflessione: Come senti che tu stesso/a puoi metterti in gioco?

    • Impegno nella testimonianza dell’incontro personale con Gesù Salvatore per trasmettere In modo concreto la presenza di Gesù all’interno della vita della parrocchia all’insegna dell’umiltà e semplicità di cuore;
    • Non considerarci semplici collaboratori pastorali ma essere corresponsabili attivi nella vita della comunità;
    • Dare un’immagine più viva della Chiesa sull’esempio delle prime comunità cristiane perché ogni persona che ci guarda possa dire: “Guardate come si amano”;
    • L’esempio vale più di molte e inutili parole.

    2° spunto di riflessione: Concretamente cosa proponi per favorire il superamento di divisioni tra di Noi?

    • È necessario che ciascuno di noi prenda coscienza che occorre fuggire dall’isolamento, dall’indifferenza verso i nostri fratelli, non accorgersi delle difficoltà dell’altro, ascoltare la parola di Gesù come Maria e avere la forza di aprirsi all’altro per conoscere i loro reali bisogni;
    • Essere predisposti al servizio per il bene dei fratelli senza porsi troppe domande o per Mettersi in evidenza. Per fare questo è importante spogliarsi del proprio “io”. Occorre Avere più umiltà e semplicità di cuore;
    • Si ritiene necessario rimettere al centro della nostra vita e delle nostre comunità la Parola Di Dio, fermandoci a riflettere e a confrontarci su di essa attraverso la preghiera personale E comunitaria, come la prima comunità cristiana: “Erano assidui e concordi nella Preghiera” e ciò porta alla testimonianza del vangelo ai lontani;
    • Oltre all’unità nella nostra parrocchia occorre lavorare per eliminare le distanze anche con e altre realtà parrocchiali attraverso anche degli incontri comuni di preghiera e Testimonianza del nostro incontro con Gesù vivo.

    3° spunto di riflessione: Quali occasioni di apertura e accoglienza riconosci già presenti in Parrocchia per giovani, adulti, anziani, malati, poveri? Hai qualche esperienza diretta? E quali altri Sentiresti di proporre? E tu come senti di poter aprirti all’esterno?

    • I giovani presenti nei gruppi di condivisione hanno riportato la loro esperienza positiva in Parrocchia con i bambini dell’oratorio estivo ed i ragazzi del dopo cresima; hanno Sottolineato la presenza di un doposcuola per i ragazzi delle medie; necessario portare questa esperienza o qualcosa di simile che possa accompagnare ed avvicinare i ragazzi delle superiori, per esempio come inserirsi come realtà parrocchiale All’interno dei laboratori dopo scuola che molte scuole della zona organizzano;
    • Inoltre è stato bello vedere come molti dei ragazzi del dopo cresima abbiano scelto di proseguire nel cammino di animatori, non perché spinti ma perché hanno sentito nel loro Cuore il desiderio di poter fare qualcosa di bello per gli altri;
    • Stimolare gli educatori ed i catechisti a trovare sempre il modo di suscitare nei giovani il Desiderio di proseguire il loro cammino nelle realtà parrocchiali presenti;
    • Impegno personale verso chi ha delle difficoltà alla condivisione ed all’apertura verso L’altro per aiutare a superare questo ostacolo ricordando ogni volta a sé stesso e agli altri Che la comunità in cui vive è famiglia;

    4° spunto di riflessione: Come formarsi umanamente per essere veri missionari, e come favorire la Corresponsabilità laici-preti, che va oltre la collaborazione?

    • Per formarsi umanamente dobbiamo sforzarci di capire la situazione dell’altro; lasciare spazio agli altri, ascoltarli, poiché essendo in pace e in armonia all’interno della nostra Comunità possiamo essere più credibili all’esterno;
    • Pensare ad una formazione per gli educatori, i catechisti, non solo al livello teologico-, dogmatico, ma sugli aspetti relazionali che aiutino, chi non ha una formazione specifica, a capire e a sapere interpretare gli atteggiamenti ed i comportamenti dei bambini, dei ragazzi, dei genitori con i quali si relazionano;
    • Sebbene ci sia la volontà di favorire la corresponsabilità preti-laici e da parte dei preti tale Senso è ben visto, è difficile favorirla perché non si riesce a suscitare nei laici il senso di Corresponsabilità e a far comprendere loro l’importanza di essere comunità viva in quanto Ognuno deve essere, come dice il Vangelo, testimone di Gesù Risorto;

    1) Uno dei punti su cui la maggior parte di coro e Caritas si sono concentrati è l’accoglienza dell’altro senza pregiudizio. Perciò l’importanza di lavorare su sé stessi e sui propri pregiudizi, a volte umanamente inevitabili ma mai accettabili perché contrari all’amore.

    2) Spesso il pregiudizio e la mancanza d’accoglienza del fratello sono dati da delusioni, mancanza di perdono, problemi fra gruppi ma uno dei modi fondamentali è camminare con Lui, come i discepoli di Emmaus, nell’ ascolto della Parola e nello spezzare il pane perché è questo che ci porta a tornare con gioia a testimoniare l’incontro con Gesù risorto non solamente con le parole ma con la vita.

    3) Altra problematica che porta al pregiudizio può essere la divisione in gruppi. Di per sé essa non è cattiva perché permette una maggiore organizzazione dei servizi e permette di vincere quell’anonimato e quella dispersione naturali in contesti molto grandi. Nello stesso tempo dovrebbe crescere la capacità di uscire dalla mentalità di gruppo che porta a volte a giudicare gli altri in funzione della loro appartenenza e non come persone con i loro doni e le loro fragilità. Diciamo che il gruppo, se vissuto come un rifugio, potrebbe portare al pregiudizio. Inoltre rischia di minare la comunità. In questo senso si è ragionato sia sulla necessità del numero ristretto sia sulla necessità di crescere nel camminare come unico popolo insieme alla comunità. Un po’ come il popolo ebraico che camminava come popolo ma in certi momenti era diviso in tribù. E’ molto importante riscoprire tutte e tre le dimensioni: camminare e servire in armonia e nell’attenzione del fratello come gruppo, riscoprire la dimensione della comunità parrocchiale per camminare tutti insieme in essa e crescere nel sentirsi chiesa senza distinzione di parrocchie, diocesi o movimenti imparando a vivere il dialogo nelle differenze e nell’incontro. Rispetto al discorso della comunità parrocchiale è emerso in tanti il disagio nel vivere ultimamente una particolare dispersione dovuta in parte alla ripresa delle attività ma in parte alle tante novità belle e persone nuove che frequentano la parrocchia che si fa fatica a conoscere. Rispetto a questo si è espresso il desiderio di fare un paio di volte l’anno delle giornate comunitarie, magari a pranzo la domenica ed il pomeriggio, per stare insieme e conoscersi meglio come comunità poiché la vita caotica spesso impedisce questo.